Bosch e Bruegel il vecchio

febbraio 22, 2008

bosch12.jpg                                                              Bosch “trittico delle delizie” (1503-04)brueg.jpg                           Bruegel “il trionfo della morte” (1560)

Sono due le componenti che isolo in Bosch e Bruegel il vecchio e che esercitano fascino in chi si accosta alle loro opere: da un lato la feroce ironia che diviene critica serrata ai vizi dell’umanità di ogni epoca, perciò veicola un messaggio universale. In seconda istanza l’enigmaticità, la nebulosità dei contenuti che consente una potenzialmente infinita sovrapposizione di significati, un disvelamento di riferimenti e citazioni, più o meno pertinenti. La seconda, se non sapientemente gestita, può portare a non considerare più l’opera in sé, ma a trasformarla (annullandola però) in un trampolino per dar sfoggio di erudizione o acutezza, talvolta perdendo la strada maestra fino a reinventare il significato di quell’opera (ma questo fa parte del gioco). 

Bosch influenzò l’opera di Bruegel il vecchio sia dal punto di vista iconografico (ci sono dei riferimenti precisi nell’opera di Bruegel), sia sul piano iconologico, ci sono ad esempio dei temi ricorrenti come “il mondo alla rovescia”, la follia, certo edificante moralismo, che troviamo in entrambi. Porto qui uno spunto, sentito anni fa in un ciclo di conferenze, tenute dei professori Roger van Schoute e Helene Verougstraete. Con riferimento all’interpretazione del “Trionfo della morte” di Bruegel, si citava anche Bosch: “si nota spesso come in Bosch il simbolismo è astratto [e io dico che effettivamente certa rarefazione anche in termini formali è evidente], mentre in Bruegel vi è un più grande realismo fisico e psicologico”.