A Portrait of the Artist…

febbraio 15, 2008

Ho sintetizzato gli assunti dell’estetica di Stephen Dedalus (protagonista del romanzo di Joyce “A Portrait of the Artist as a Young Man”) postulati su S. Tommaso d’Aquino (e chiaramente Aristotele): pulchra sunt quae visa placent; 

  1. l’emozione estetica è statica [e così anche l’emozione tragica o drammatica che ne è la forma  più sublime, definita come un volto che guarda in due direzioni: verso il terrore e verso la compassione; invece i sentimenti destati in senso dinamico, come desiderio ed odio che ci spingono ad avvicinarci o allontanarci da qualcosa, provengono da un tipo d’arte fasulla] la mente si eleva oltre il desiderio e oltre l’odio, in quanto queste emozioni non sono che una mera emanazione del sistema nervoso, perciò niente più che un fenomeno fisico;
  2. la bellezza espressa dall’arte suscita (o dovrebbe suscitare) una stasi estetica, una compassione ideale, o un terrore ideale. Una stasi protratta e poi dissolta dal ritmo della bellezza. Il ritmo è il primo rapporto estetico formale tra parte e parte in un tutto estetico, o tra il tutto e una parte;
  3. arte è il modo in cui l’uomo dispone a fini estetici la materia sensibile ed intelleggibile;
  4. arte significa sforzarsi di capire la natura e dopo averlo fatto con costanza ed umiltà esprimerla per forza di suoni, colori, forme attraverso un’immagine in cui si riconosca e costruisca la bellezza;
  5. verità e bellezza sono simili. La verità viene contemplata dall’intelletto. Il primo passo verso la bellezza lo si fa quando si cerca di capire la struttura e la portata dell’immaginazione e nell’approfondire l’atto della percezione estetica;
  6. anche se lo stesso oggetto può non sembrare bello a tutti, tutti coloro che riconoscono un bel oggetto trovano in esso certi rapporti soddisfacenti. Tali rapporti possono essere visibili sotto una forma per una persona, sotto un’altra per un’altra persona. Essi sono le qualità necessarie della bellezza;
  7. trova le fasi dell’appercezione artistica e troverai le qualità della bellezza universale. Secondo S. Tommaso tre sono le qualità necessarie alla bellezza: integritas, consonantia, claritas (Dedalus traduce con integrità, armonia, radiosità). Ma per Dedalus è la claritas la più problematica ed interessante, egli la risolve così: la claritas si sostanzia come l’essenza di una cosa, che viene percepita nella mente dell’artista solo dopo che egli ha costruito in sé l’immagine della cosa da rappresentare. Come una folgorazione allora ne percepisce l’essenza che è qualità suprema della bellezza, limpido splendore dell’immagine estetica, è la stasi luminosa e silenziosa del piacere estetico.

 Quindi Dedalus fa uno scarto, ciò che fin’ora ha enunciato sono i caratteri della bellezza “in senso lato […] Nel senso che ha il termine nella tradizione letteraria” (assoluto potremmo azzardare? Di indizi ce ne sono per farcelo credere: quell’insistenza sull’estasi che di per sé è esperienza fuori dal tempo, compassione ideale, terrore ideale, bellezza universale).Invece, spiega Dedalus, nell’accezione comune bellezza ha altra accezione e diversi sviluppi che hanno a che fare con la comunicazione in certo senso. Pone l’attenzione sul processo creativo e successivamente sulla percezione dell’opera da parte del pubblico, un percorso che si sviluppa su tre fasi: l’immagine viene veicolata dalla mente e dai sensi dell’artista, alla mente e ai sensi del pubblico così:

  1. l’artista presenta l’immagine a se stesso (fase lirica);
  2. l’artista presenta l’immagine in un rapporto mediato tra sé e il pubblico (fase epica). Il centro di gravità emotiva è equidistante dall’artista e dagli altri; la personalità dell’artista passa nella narrazione stessa fluendo nelle persone;
  3. l’artista presenta l’immagine in rapporto immediato con il pubblico (fase drammatica). In quest’ultima l’immagine estetica è vita purificata dall’immaginazione e da essa riproiettata. L’artista ora si pone oltre la sua opera, al di là di essa, anch’egli purificato fino a scomparire. 

Tentiamo di applicare l’estetica di Dedalus: “lo studente gagliardo mollò una scoreggia […] Dixon si voltò verso di lui domandando in tono sommesso: ha parlato un angelo?”. Niente stasi, ben chiara la personalità artistica che fluisce con forza nella narrazione, perciò seconda fase. Forma minore d’arte. 

Ora la fase drammatica viene applicata, l’artista scompare mostrando un brano di bellezza universale “la morbida bellezza della parola latina sfiorò l’oscurità della sera con un tocco d’incantesimo, un tocco più lieve e più persuasivo di quello della musica o di una mano di donna”