C’è qualcosa che non va in queste tele (artisti nell’Italia degli anni ’60)

febbraio 16, 2008

manzo.jpgManzoni “Achrome” il quadro è realizzato utilizzando pezzi di stoffa piegati e incollati sulla tela, ciò che conta, il protagonista, è il colore bianco inteso come “un’area di libertà, spazio totale, luce pura ed assoluta”. 

burri.jpgCome per Manzoni, le opere di Burri nascono come forma di protesta alla decadenza culturale che egli riconosceva nella realtà a lui contemporanea. Assemblare materiali poveri, di rifiuto ecc. non è di per sé una novità, lo fece ad esempio Duchamp: collage, ready-made, ma mentre in Duchamp prevalente era la componente provocatoria, qui il recupero di materie povere e la loro costruzione in strutture, segni, forme, presenza, si sviluppa nel senso di una precisa ricerca mirata alla creazione di nuovi contenuti estetici. È bene ricordare che lo spago, il sacco, hanno lo stesso significato del segno lasciato dalla matita, o dalle campiture del colore, identico lo scopo ultimo che l’artista si prefigge “l’obiettivo finale (come per un dipinto del quattrocento, ad esempio) dell’artista rimane esplicito: il quadro” (Argan). Dipingere, se così si può dire, un quadro.

 fonta.jpgFontana nel Manifesto Blanco: “noi continuiamo l’evoluzione dell’arte” ed è senz’altro così nella sua ricerca: nuova la concezione di spazio e tempo che egli propone con le sue opere, come in questa dove l’arte non è più solo rappresentazione, ma anche “esperienza”; pensiero ed azione agiscono diversamente rispetto al passato: “tutti hanno pensato che io volessi distruggere, ma non è vero, io ho costruito non distrutto” ed infatti se egli simbolicamente distrugge l’ambiguità convenzionale del senso dello spazio in un quadro: uno spazio bidimensionale che pretende di rappresentare le tre dimensioni, egli però agisce nella costruzione dell’opera (e dello spazio in essa) e lo fa in modo mai gratuito, infatti i tagli sono precisi e precisamente dimensionati. Quei tagli sono segno, però segno assolutamente unico ed irripetibile (non serializzabile), che solo l’artista può creare.