J. D. Salinger un’onesta testa di medusa

marzo 31, 2008

Questo è il commento al libro “The Catcher in the Rye” (il giovane Holden) che fa il personaggio interpretato da Will Smith nel film Sei gradi di separazione: ho finito il libro, è una storia toccante. È comico, perché lui vuole fare tante cose ma non riesce a fare niente. Odia la falsità e sa solo mentire agli altri [si riferisce a “io sono il più fenomenale bugiardo che abbiate mai incontrato in vita vostra”]. Vuole essere ben voluto da tutti, ma è solo pieno d’odio e completamente egocentrico. In altre parole è il ritratto piuttosto fedele di un adolescente maschio.

Salinger è un autore, rispetto ad altri, poco prolifico, ma d’altronde Bukowski scrisse “tre buoni romanzi sono tutto quello che si può chiedere alla vita” che si può ragionevolmente avere dalla vita, aggiungo io. Eppure ha restituito una tale ampia gamma di istanze nella sua ricerca che riesce a sorprendere: l’unicum del giovane Holden (“freddo come i capezzoli di una strega”, Edgar Marsalla e la sua scoreggia, che in fondo è una scoreggia in faccia all’ipocrisia della compiaciuta società perbene), il racconto perfetto in “Alzate l’architrave”. La profondità e la complessità che richiedono al lettore un approccio attento ed ogni volta nuovo, sorprendente nel cogliere sfumature e risvolti, che troviamo nei “Nove racconti” ed in “Franny e Zooey”. Che dire, al massimo: grazie.

Sintetizzando Salinger con le parole di Salinger (non riferite a sé, ma passaggio contenuto in Seymour): “orribile ma giusto, un’onesta testa di Medusa” ogni serpente in quella testa ha qualcosa da dire, qualcosa di diverso rispetto a ciò che ha già detto.